Il Cerchio Degli Amanti: La Confraternita Del Pugnale Nero by J. R. Ward

Il Cerchio Degli Amanti: La Confraternita Del Pugnale Nero by J. R. Ward

autore:J. R. Ward [Ward, J. R.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788858666999
Google: owbUAgAAQBAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2014-02-24T23:00:00+00:00


Capitolo 41

Fu intorno alle dieci di mattina che Trez si mise in macchina diretto al Sal’s Restaurant. Il tragitto dall’appartamento al Commodore, al lussuoso ristorante di suo fratello non era lungo, solo dieci minuti, e quando arrivò c’erano un mucchio di posti liberi nel parcheggio.

D’altronde il ristorante non apriva – nemmeno al personale, per i preparativi – prima dell’una di pomeriggio.

Avviandosi verso l’ingresso, con la neve che scricchiolava sotto gli stivali, quasi si aspettava che il codice d’accesso non funzionasse. iAm non era rincasato a fine serata e, ammesso che quegli stronzi della s’Hisbe non lo avessero rapito come garanzia collaterale, c’era solamente un posto dove poteva essere: dopo due bricchi di caffè e continue occhiate all’orologio, Trez sapeva che se voleva fare la pace doveva per forza andare dall’altra parte della città.

Ottimo. La combinazione non era stata cambiata.

Non ancora.

Dentro, il locale era in tutto e per tutto vecchio stile Rat Pack, una moderna rivisitazione dell’epoca che aveva sfornato tipi come Peter Lawford e il buon vecchio The Voice: un ingresso con carta da parati a rilievo rossa e nera introduceva in un’area di accoglienza dove si trovavano il guardaroba, la postazione rétro della direttrice di sala e la cassa. Sulla sinistra e sulla destra c’erano due grandi sale da pranzo, entrambe arredate in velluto e cuoio rosso e nero, ma non era lì che stazionavano politici, ricconi e gente del posto. Il punto di ritrovo preferito era il bar, poco più in là: una stanza rivestita in perlinato con una fila di divanetti imbottiti in cuoio rosso addossati alle pareti e, nell’orario di apertura, un barista in smoking dietro un bancone di quercia lungo una decina di metri che serviva soltanto il meglio degli alcolici su piazza.

Trez attraversò deciso l’ampia distesa buia del bar, girò intorno all’esposizione di bottiglie su cinque livelli e spinse la porta a vento. Entrando in cucina, l’aroma di basilico e cipolla, origano e vino rosso gli disse quanto fosse stressato iAm.

Come previsto, suo fratello era impegnato in un faccia a faccia col piano cottura a sedici fuochi contro la parete in fondo, davanti a cinque enormi pentoloni che cuocevano a fiamma bassa… e c’era da scommettere che anche dentro i forni ci fosse qualcosa. Sui banconi d’acciaio inossidabile, invece, erano allineati dei taglieri di legno, e le teste mozze di varie qualità di peperoni ciondolavano vicino ai coltelli affilatissimi utilizzati per decapitarli.

Dieci sacchi per indovinare a chi stava pensando il cuoco mentre li tagliava.

«Possiamo parlare, almeno?» disse Trez alla schiena di suo fratello.

iAm passò alla pentola successiva, alzò il coperchio con l’aiuto di uno strofinaccio bianco, vi immerse una grossa schiumarola e cominciò a rimestare lentamente.

Trez si piegò di lato e avvicinò uno sgabello d’acciaio inossidabile, poi si sedette passando i palmi su e giù sulle cosce.

«Pronto?»

iAm si spostò alla pentola successiva. E poi a quella dopo ancora. Ognuna conteneva la sua schiumarola per la flagellazione del sapore e suo fratello stava molto attento a non scambiarle onde evitare contaminazioni.

«Senti, mi spiace di non esserci stato quando sei passato al club, stasera.



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